Mi piace scrivere poesie. Non ho la pretesa di essere un poeta, ma chi mi legge capisce qualcosa in più di me. La poesia è allora una sorta di carta d’identità, mi racconta e racconta al mondo chi sono, senza maschere, senza imbrogli, senza dovermi fingere migliore. Scrivo poesie perché una pagina riempita di un sentimento conferisce più colore alla giornata rispetto ad una pagina bianca, perché dire chi sono, cosa voglio, è un atto rivoluzionario.

La poesia, a pari delle corde di uno strumento, è una cassa armonica, acusticamente piccola, ma un grande strumento. 

UN VECCHIO LIBRO

Un vecchio libro

stringo tra le mani

un libro di quando

ero bambino.

Parla di draghi

cavalieri

e principesse

parla d’amore

di giustizia

e cose annesse

 

Un libro

su cui fantasticare

con cui volare

su di un cavallo alato

dove la fantasia

non puoi fermare

e dove tutto

è magico e fatato.

 

Aveva un lieto fine

questo è palese

vinceva il buono

come è giusto sia

l’eroe e la sua amata

principessa

su di un bianco cavallo

andavan via.

 

Non è così

che van

sempre le cose.

Questo il bambino

l’ha imparato dopo

non vince sempre il giusto

e ad esser buoni

si rischia di abboccar

come salmoni.

  

Ma non son qui

a far filosofia.

Non è di ciò

che voglio argomentare

cerco un consiglio

un consiglio giusto

perché del libro

non so cosa fare.

Potrei sfogliarlo come

un certosino

cercando qualche traccia

di un bambino.

Oppur aprire

dei rifiuti il secchio

e senza indugio

né riguardo alcuno

senza pensarci sopra

neanche troppo

metterlo direttamente

nel cestino.

 

A ragionarci sopra

attentamente

un po’ col cuore

un po’ con la ragione

come una luce

che esce dalla nebbia

si palesa

l’agognata soluzione

in fondo

è un pezzo mio

di me bambino.

C’ho pianto, riso

e spesso c’ho sognato.

Come potrei...

come potrei buttare

Il mio manuale per sognare.

 

 

Massimo Pirrone  

IN BILICO

In bilico su una corda di illusioni

guardingo per non fallare il passo

lottando tra raggiungere emozioni

e la paura di guardare in basso.

Attento a sentir le vibrazioni

E con il vento che ti soffia addosso

avanti incontro alle emozioni

e come un mantra ti ripeti …”posso”  

 

Massimo Pirrone

IL SOGNO

C’è un vecchio sogno che mi guarda strano

seduto sopra  un angolo del letto.

La sua espressione è triste

e piano piano

si sciolgon le parole dentro al petto.

Perché son qui

se tu mi hai abbandonato?

Perché non provi più a farmi vibrare?

Ributtami sul fondo del cassetto

se non ci credi più e vuoi rinunciare.

La voce sua strozzata

quasi in falsetto

fa male al cuore

e in colpa fa sentire.

Non si abbandona un sogno, vuole dire

non si abbandona mai senza reagire.

Lo guardo

e lui mi guarda attento e assorto

capisce che ho compreso di aver torto.

Sorride e si avvicina piano piano

“Sogniamo insiem”, sussurra

come due amanti

tenendoci per mano.

 

Massimo Pirrone

L'ATTIMO FUGGENTE

Lo sanno tutti

che l’attimo fuggente

è ritenuto

un soggetto strano

che basta un nulla

un momento

un niente.

per farselo

sfuggire

dalla mano.

 

Devi star li

con gli occhi spalancati

scrutare attentamente

l’orizzonte

star molto attento

e non farti distrarre

se passano ragazze

In minigonne.

 

Massimo Pirrone

IL CORVO

Planando dolcemente sopra i campi

mentre il sole al tramonto incendia il cielo

si chiede cosa mai sarà la vita

Il corvo avvolto

nel suo mantello nero.

Ha visto il mare e nuvole e montagne

ha visto il sole e la luna con le stelle

ha visto donne bellissime e sfuggenti

preti ruffian bambini e delinquenti.

Bevuto l’acqua pura del ruscello

sentito forte il riso di un bambino

e molte volte ha pianto disperato

per consolarsi in un bicchier di vino.

Il senso della vita è proprio questo

pensò il corvo aprendo le sue ali.

Ci sono cose buone e cose amare

ma non ti puoi fermar devi volare

  

Massimo Pirrone

INSONNIA

La sera

quando me ne vado a letto

spengo la luce e raccolgo i miei pensieri

ripenso all’oggi

e penso con affetto

che l’oggi poi domani

sarà ieri.

Poi mentre il sonno avanza

e come un gatto

è pronto a balzar sul roditore

c’è sempre un rumor

che poi mi desta

come un lamento

che tormenta il cuore.

E’ il giorno che è passato

che va via

che fa i bagagli

ma non vuole andare

che pensa ai momenti

ormai vissuti

inabissati

in un profondo mare.

Un po’ io lo capisco poverino

nessuno si farebbe mai da parte

ma non può ribellarsi

è il suo destino

giunto è il momento

di mettersi in disparte.

 

E mentre succede tutto questo

il cassetto dei sogni

s’apre al vol

ed escon fuori tutti quanti

gli irrealizzati fanno più rumor.

C’è il sogno del bambino dodicenne

che voleva diventare calciatore.

C’è quella donna che non hai baciato

cui regalasti

vanamente il cuore.

C’è un viaggio sulla luna

mai tentato

altre sciocchezze

ed altre fantasie.

Fanno un frastuono assurdo

mille orchestre

che suonan dissonanti melodie.

 

Di certo

non si può dormire.

Mi alzo e ci parlo

ad uno ad uno

uso parole che vengono dal cuore.

Son cose mie

ed io gli devo amore.

Ci parlo e li convinco che sperare

è quasi sempre la risposta giusta

magari basta un niente

e hai la fortuna

di baciare quella donna

sulla luna.

Si placano

e tornan nel cassetto

io intanto mi rimetto

dentro al letto.

Il vecchio giorno da un pezzo

è andato via

anche con lui ho usato le parole.

Mi addormento felice e chiudo gli occhi.

Suona la sveglia

é gia spuntato il sole

 

Massimo Pirrone

                                        

IL GATTO

Il gatto guarda sonnacchioso

l’uccello che si poggia

sul cespuglio

e l’acquolina già gli sale in bocca

mettendogli lo stomaco in subbuglio.

 

Non sa se sia cardello

oppur piccione

ma cosa importa

sapere cosa sia

importa trasformarlo

in un boccone

e che la fame       

se ne vada via.  

 

Ma dovrei avvicinarlo lentamente

strusciando piano piano

sul mio ventre

per poi magari

aspettare invano

l’occasion giusta

pel colpo mio marrano.

 

Fa caldo

troppo caldo

per far questo.

meglio restare

accovacciati qua

tanto fra un po’,

succede ogni mattina,

la mia padrona 

la pappa mi darà

 

Massimo Pirrone

Gli UOMINI DI UN TEMPO

Dove sono finiti

gli uomini di un tempo.

Quelli che conoscevano l’amore

si presentavan

al primo appuntamento

armati di un sorriso

e con un fiore.

Dov’è finita la poesia di un bacio

rubato a primavera

una mattina

che ti riempiva l’anima di luce

e il cuore che pompava

adrenalina.

 

Sulla panchina

mia dirimpettaia

una coppietta

seduta se ne sta.

Lei un bel sorriso

e si capisce al volo

che sta aspettando

un  bacio

e poi chissà...

Lui la guarda assorto

un po’ esitante.

Dai che è il momento

cosa aspetti ancora?

ma cosa fai

non esitare, agisci

o la magia   scompare                                        

non  capisci?        

Abbassa gli occhi

il giovane cretino

con gli occhi fissi

sul telefonino.

 

Forse è così che vanno

oggi le cose.

I tempi son cambiati

e così sia.

Ma a un uomo

di una volta

sembra strano

parlar d’amore

col cellulare

stretto nella mano.

 

Massimo Pirrone

 

UN SOGNATORE

Un sognatore

lo riconosci subito

negli occhi ha un bagliore

ed un tormento

è alla ricerca

sempre di qualcosa

che accenda

un qualsivoglia sentimento.

 

Vive in un mondo

di castelli in aria

crede alla gente

anche alle bugie

non sa cos’è l’invidia

e l’arroganza

e non si accorge

delle ipocrisie.

 

E’ facile ferirlo

questo è vero

se in te lui crede

lo puoi abbindolare

ma se poi alfine

qualcuno gli apre gli occhi

non c’è maniera

ti possa perdonare.

 

Se cade, si rialza sempre

scrolla la polvere

riprende il suo cammino

non puoi cambiarlo

di questo stanne certo

perché sognare

è nel suo destino

  

Massimo Pirrone

LE ATTESE

Conchiglie sulla sabbia

tutte uguali.

Tutte diverse

come le persone

aspettano che il mare

le accarezzi

aspettan che si accendano passioni.

 

Insonne, dentro al letto, la ragazza

invano aspetta

una telefonata

chiedendosi

che cosa sia successo

chiedendosi

perché  l’abbia lasciata.

 

Seduto sopra il ciglio della strada

un sognatore aspetta

chi lo porti via

un’auto o forse un treno

o un’illusione

vuole fuggire

dalla malinconia.

 

Sorge la luna

che li prende in giro

fuggendo senza accorgersi di niente

senza cercar nemmeno di capire

quanto sia grande tutto

’sto tormento.

  

Massimo Pirrone

FRAMMENTI

Frammenti che galleggiano
Sul mare
alla deriva
senza mai voltarsi
spinti dal vento
come foglie morte
ed incapaci 
di rigenerarsi. 
Dove ci son frammenti
c’era un tutto.
Frammenti di pensiero
erano un sogno.
Frammenti rossi
che sono stati un cuore
non più capace
di provare amore.

Il mare guarda
ma non dice niente
ascolta il canto
delle sue sirene
mentre la luna
sopra l’orizzonte
gira pel cielo
senza aver catene.

 

Massimo Pirrone 

 

Tutte le poesie e i racconti presentati in questa pagina sono tratte dal mio libro          "FRAMMENTI"

e sono coperti da copyright.

UNO DEI MIEI RACCONTI: "L'UOMO DAI CAPELLI BIANCHI"

L’uomo dai capelli bianchi era assorto nei suoi pensieri, in quel freddo pomeriggio di gennaio, non aveva fretta e procedeva lentamente verso casa godendosi i raggi tiepidi del sole che scaldavano appena il suo corpo. Si fermò ad osservare la gente che affollava la strada. “Chissà come sono le loro vite?” si domandò. Amava filosofeggiare e porsi domande, era arrivato a quell’età in cui si è consapevoli di non essere più giovani, ma lui era riuscito a trovare un compromesso accettabile tra il suo aspetto e il suo cuore che si era sempre rifiutato di invecchiare. Aveva ancora dei sogni da realizzare nella vita. Aveva ancora voglia di provare emozioni.

Una donna, più o meno della stessa età dell’uomo dai capelli bianchi, camminava verso di lui, con la borsa della spesa in mano, pur non giovanissima era ancora attraente. L’uomo dai capelli bianchi la guardò con uno sguardo intenso, chissà perché quella donna lo colpiva in maniera particolare. La donna avvertì lo sguardo e lo fissò negli occhi, la sua espressione mutò, sembrava più che sorpresa, come se avesse visto un fantasma, e un mezzo sorriso apparve sulla sua bocca. Si avvicinò all’uomo e disse: “Ma tu sei…” pronunciando il nome dell’uomo dai capelli bianchi. Lo disse con un bellissimo sorriso sulle labbra. L’uomo restò interdetto. Non sapeva chi fosse. La guardò di nuovo, attentamente, quel sorriso… “Non puoi ricordarti di me” disse lei, “ E’ passato così tanto tempo”. Quel sorriso, lui lo aveva già visto, ne era sicuro. E la sua mente volò indietro nel tempo, lui tredicenne che guarda quella ragazzina della seconda C con la quale la sua classe condivideva la palestra della scuola due volte a settimana. Quella ragazzina a cui non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi, di parlare, quella ragazzina che gli aveva fatto provare per la prima volta quella sensazione strana, quella ragazzina che gli aveva fatto scoprire che le “femmine”, come avrebbe detto allora, erano qualcosa di incredibilmente bello. Quella ragazzina che ogni volta che lo sorprendeva a guardarla, bisbigliava ridendo qualcosa nell’orecchio della sua amica del cuore. E pronunciò il nome di lei. Un sorriso illuminò il volto della donna.

 “E’ la prima volta che ti parlo” disse l’uomo dai capelli bianchi, “Come hai fatto a riconoscermi?”

 “Il tuo sguardo…. mi hai guardato come facevi allora, quello sguardo che per la prima volta nella vita mi ha fatto sentire desiderata. E tu come mi hai riconosciuta?”

“Il tuo sorriso…  è stato il primo sorriso di cui mi sono innamorato”.

Un’ espressione dolcissima illuminò il viso della donna, esitando allungò una mano e accarezzò il viso di lui, poi come d’impulso gli diede un bacio su una guancia. Lui chiuse gli occhi, un bacio sulla guancia, molto più di quanto il ragazzino tredicenne avesse mai osato sperare. Un bacio aspettato da quasi cinquant’anni. Quando riaprì gli occhi lei non c’era più, aveva sognato? Si voltò e vide la figura di lei allontanarsi tra la gente. Fece un profondo respiro. “Come è strana la vita - pensò - a volte basta uno sguardo od un sorriso ed una persona ti resta dentro per sempre”. Alzò gli occhi verso il sole che stava ormai tramontando come a voler trattenere i suoi tiepidi raggi, ma si accorse che non ne aveva bisogno, non faceva più freddo. Il calore veniva da dentro. Dal cuore.

 

Massimo Pirrone